29 mag 2009

H.264 - una storia che parte da lontano... parte prima

Qualche tempo fa ho lanciato una provocazione: Ma cosa è questo H.264? Perche’ affaticarsi tanto a trascodificare? Non basta l’HD?

Qualche giorno fa mi sono trovato a dover spiegare perche’ un filmato di quelli scaricabili in Peer to Peer è spesso incompatibile con i DivX player che costano sempre meno (la scorsa settimana al supermercato ne ho visti a 30 euro).
E’ colpa della evoluzione degli algoritmi di codifica. cerchiamo di ricostruire un po' di storia... questa è la prima puntata.

Questa parte fornisce delle informazioni che potranno interessare chi e’ nato vent’anni fa e comunque fornisce alcune informazioni utili per comprendere l'evoluzione dei formati di codifica.
Come nelle favole, c’era una volta la televisione analogica. Poi, verso la fine degli anni ’80 parti’ l’iniziativa JPEG (Gruppo di Esperti sulla Fotografia) che produsse lo standard per la codifica di immagini statiche anche per subentrare al fax che, anche se nemmeno maggiorenne, era – giustamente – giudicato inadeguato alle esigenze qualitative del tempo. Quasi contemporaneamente parti’ l’iniziativa MPEG (letteralmente Gruppo di Esperti sullle Immagini in Movimento, in pratica Cinema e Televisione).

Fine anni ’80: nasce la televisione digitale.

Gli standard qualititativi all'inizio non erano così stringenti (l’MPEG1 aveva come obiettivo una qualita’ simile al VHS). Il video dell’MPEG1 non era interallacciato e aveva un formato massimo di 352x288 (detto CIF, un quarto del PAL ordinario). Oggi i telefonini fanno delle cose incredibili, ma al tempo l’algoritmo era al limite della usabilita’ pratica. Per comprimere un video di un’ora in MPEG-1 serviva un giorno intero di un pc basato su un intel 386. L’unica possibilita’ per effettuare la compressione in tempo reale era di utilizzare schede computazionali basate sugli stessi chip sviluppati per comprimere le immagini JPEG (detti RISC array processor), che pero’ non furono disponibili prima del 1993.
In realta’ per certe cose il VHS fu largamente superato. Basti pensare che l’mp3 in realta’ è un formato audio dell’ MPEG1 (il layer 3, appunto).

L’MPEG-1 aveva come obbiettivo quello di mettere un’ora di video su un CD. Ma la qualita’ era scarsa, soprattutto se quadruplicata per riempire uno schermo televisivo. Infatti il VideoCD fu un sostanziale flop. I guru del mercato considerarono pero’ che la digitalizzazione avrebbe permesso di far giungere direttamente nelle case centinaia di programmi al posto di pochi canali analogici (sullo stesso trasponder che trasportava un canale analogico si riuscivano a mettere 6-8 programmi digitali).
Quindi l’MPEG – che raccoglie contributi ed algoritmi da chiunque – produsse dapprima il transport stream MPEG-2 a partire dall’allora recente standard di interconnessioe satellitare ETSI, e poi generalizzo’ il processamento del video (permettendo di trattare video interallacciato, quello che vediamo sui nostri televisori).
Igino Manfre
continua....
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