11 giu 2009

H.264 - parte terza

La distribuzione televisiva normalmente può essere effettuata via cavo o via radio. Nel nord Europa e USA la distribuzione via cavo è già da tempo una realtà.
Negli anni ’80 negli USA, la deregulation fece perdere a Bell il monopolio telefonico (oggi de facto ripristinato). Chiunque avesse un cavo e dei clienti si sentiva in grado di divenire una Telco (TELephone COmpany), offrendo ai propri clienti non solo la televisione ma i servizi di un “Full Service Network”. I cavi televisivi americani erano cavi di vecchia generazione (in particolare le loro intestazioni) e con una larghezza di banda di qualche decina di MegaHertz (in Europa la situazione non era granché migliore), cosicché per poter giungere a una reale innovazione, era necessario utilizzare cavi di nuova generazione.

La digitalizzazione sembrava l'unica strada percorribile, così tutte le imprese manifatturiere cominciarono a sostituire gli impianti di testa dei cavi (i famosi head-end). L’uso dei cable modem (che permettevano di usare un canale televisivo analogico per trasmettere dati bidirezionalmente) avrebbe permesso, anche in un ordinario contesto analogico, di distribuire sui coassiali della cableTV centinaia di megabit al secondo - megabit che grazie alla compressione video avrebbero permesso di avere a disposizione centinaia di canali televisivi e servizi integrati. Visto il costo della sostituzione di un cavo coassiale, solo le Telco locali più avveniristiche e finanziariamente dotate sostituirono al coassiale la fibra ottica (Fiber to the Home, FttH), mentre la maggioranza si limitò a migliorare l’attestazione.

In Italia tale tipologia di cavo non esisteva, e per il fallimento del piano di cablaggio intrapreso da SIP/Telecom Italia a metà degli anni ’90, continua a non esssere presente in modo capillare.
Vale la pena notare che nonostante tale mancanza, per un paradosso italiano, la legge della fine degli anni ’80 stabilì che le TV libere avrebbero dovuto trasmettere via cavo.

La soluzione ancora una volta venne dagli USA. Infatti, alla fine degli anni ’60 i Bell Labs posero le basi di quello che oggi conosciamo come ADSL. Utilizzando opportune equalizzazioni e codifiche adattive della informazione, si riuscì a far passare fino a 2 Mbps sui fili del telefono (che collegavano l’utente alla centrale, l’ultimo miglio, e che iper-equalizzati raggiungevano i 20 KHz di banda). Tanto per dare una idea, allora, con la tecnologia convenzionale, non era concepibile trasmettere sul doppino del telefono piu’ di 33 Kbps. Oggi su quello stesso doppino si riescono a far viaggiare 50 Mbps.

In Italia, come effetto collaterale di un’allocazione di risorse non ottimale, pur mancando di cavi, disponiamo di una rete telefonica capillare, dove la distanza media tra utente e sottocentrale è dell’ordine di poche centinaia di metri. Per tale motivo, in Italia la connessione ADSL nelle aree urbane è partita subito alla grande.

Video over Dialtone – il conflitto tra cavo coassiale e doppino

Nel 1994 la Bell Atlantic impiantò nella zona di Washington una piattaforma che prevedeva la distribuzione di Video on Demand attraverso i fili del telefono (Stargazer). In Italia la SIP comprò lo stesso trial, che denominò VideoMagic. Per vincoli contrattuali, in Italia la piattaforma partì il giorno prima rispetto agli USA. 1000 utenti “amici”, 500 a Roma e 500 a Milano, poterono accedere ai contenuti erogati dalla centrale del Viminale in Piazza Winkelman a Roma.

L’interconnessione Roma Milano venne effettuata in PDH, il top della tecnologia del tempo, che assicurava i Gbps necessari per la trasmissione dei contenuti. Per dare una idea del costo, il pacchetto modem ADSL-decoder costava l’equivalente di circa 2500 euro di oggi , mentre attualmente un modem ADSL costa 50 euro, ed un SetTopBox Ip circa 100. Allora fu creata Stream per cavalcare l’innovazione digitale.

Anche questa volta l’importazione del modello americano fu una scelta discutibile. Infatti, il tessuto urbano Italiano non era come quello Statunitense, in quanto in Italia le distanze geografiche sono più ridotte e all'epoca esisteva una fitta rete di video noleggi presenti in maniera capillare sul territorio. Così, anche i 1000 utenti amici, superata l’iniziale novità, dimenticarono quell’ingombrante SetTopBox, principalmente perché disponevano di un catalogo di contenuti troppo limitato: così nel Natale 1996 fu offerto gratuitamente agli utenti il film Seven, da poco uscito nelle sale e ci furono solo 13 visioni.
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